Pane Taboon e Ful Mudammas: la colazione di Gaza

il pane della resistenza

Pane taboon e ful mudammas

Volevamo liberare la Palestina, ma la Palestina sta liberando noi

credo non ci sia molto altro da dire in questo mondo di propaganda continua, di telemeloni, di sionisti del cavolo, di gente che non conosce empatia o pietà, in questo mondo che chiede “DEFINISCI BAMBINO”, che tratta chi porta aiuti come terroristi e li maltratta fisicamente e li denigra, in questo mondo in cui un governo non riporta a casa i suoi cittadini ma lascia che sia la compagnia aerea turca a farlo. 

cosa c’è da aggiungere se non scendere in piazza e farsi vedere, farsi sentire e portare con noi il nostro dolore, che non è niente in confronto al genocidio di Gaza e del popolo palestinese  perpetrato da Israele e dal suo governo sionista e nazista.

e allora, siamo scesi in piazza per liberare la Palestina ma la Palestina ha liberato noi: ci ha restituito la libertà di sentire, anche il dolore, ci ha restituito l’empatia, ci ha fatto popolo di nuovo nonostante tutte le sciocchezze, le pochezze, le inattitudini dei nostri ministri, ha tirato fuori dai salotti di casa quelli che ancora “sentono”, quelli che preferiscono i sentimenti e i valori invece del più becero capitalismo, al consumismo sfrenato. soprattutto ha mostrato a tutti le loro facce, la loro ignavia, la loro cattiveria.

e che cosa faremo il giorno della memoria? quale genocidio ricorderemo con le nostre false facce di mer@a?

musica per l’impasto

Walkin’ On The Sun, Smash Mouth

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Bolani afgani ripieni

La Ricetta che Cura Tutto (Anche l’Ansia da Viaggio)”

Bolani afgani ripieni

— Ragazzi… indovinate un po’? Sto per volare in Marocco.
— Ma tu?! L’aereo?! 😱
— Sì… “mi perdo, mi imbrano, aiuto!” version deluxe all’aeroporto internazionale.
— Inglese, francese… ce la fai?
— Due parole in croce. Tanto per sembrare internazionale. Spoiler: inutile.

— E allora perché ci vai?
— Mia figlia! Già sposata con Ossama in Italia, ora fa la cerimonia del matrimonio marocchino… e io non potevo mancare, ansia o non ansia, pippe su pippe: e se quando scendo mi perdo? mi ritroverò, o, mi ritroveranno!
— E l’ansia?
— Ah, quella la combatto così: impasto.

Girare la pasta → stendere → farcire → arrotolare… e puff! Ansia volatilizzata (o quasi).

— Bolani afgani in Marocco?
— Eh, non centrano nulla. Ma sono croccanti fuori, morbidi dentro… e molto più affidabili degli aeroporti internazionali.

— Insomma… sei pronta?
— Pronta? Io? No. Ma ho i bolani. E a volte, Sandra + impasto = miracoli.

Bolani afgani ripieni

musica per l’imbarco…..

Na Le, Omiki

a parte le comiche, mi mette ansia scendere all’aereoporto di Marrakesh perchè è un aereoporto internazionale e io non sono abituata a viaggiare da sola per aereoporti internazionali con le mie due parole di inglese e due di francese….

“io speriamo che me la cavo”, non mi rimane che dire cos’, ma non potevo proprio non andare al matrimonio marocchino della Luce dei miei occhi, proprio non era cosa, è stata una dura battaglia fra la mente (che mente e mi teneva al sicuro e quindi mi diceva che non dovevo andare) e la “madre” che era inca@@ata come una furia perchè tentennavo. comunque, il biglietto l’ho comprato, mi accompagnano alle quattro di notte a Pisa e quindi, per fortuna, mi tocca andare!

Quindi, ragazzi, se vi vedete passare una Sandra con occhi sgranati, valigia piena e farina fino alle ginocchia, sappiate che non è magia: è solo la terapia dell’impasto. E i bolani? Croccanti fuori, morbidi dentro, un abbraccio commestibile per chiunque abbia bisogno di ridere… soprattutto di sé stesso.

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Capriolo in Dolceforte al Cioccolato: Ricetta Toscana Antica e Raffinata

Capriolo in Dolceforte al Cioccolato

Immagina un piatto che profuma di storia, di banchetti rinascimentali e di cucine toscane dove il tempo sembrava fermarsi tra un arrosto e una ciotola di spezie: ecco il capriolo in dolceforte. Una ricetta antica, ricca di contrasti, dove la carne tenera e saporita del capriolo incontra la dolcezza di uvetta, pinoli e canditi, si abbraccia con l’intensità del vino rosso e trova il suo culmine nell’amaro elegante del cioccolato fondente.

Non è un piatto da tutti i giorni: è un’esperienza. Ogni boccone racconta l’arte della cucina toscana, capace di trasformare ingredienti semplici e selvatici in un capolavoro raffinato, fatto di equilibrio e audacia. Oggi ti porto a riscoprire questa preparazione unica, che amo particolarmente perché unisce tradizione, carattere e una punta di dolcezza inaspettata.

Un po’ di storia: il dolceforte nasce nelle cucine rinascimentali toscane, quando la selvaggina era regina delle tavole signorili e veniva esaltata con contrasti audaci di sapori. Il termine racchiude già tutta la filosofia del piatto: il dolce dell’uvetta, del miele o dei canditi che ammorbidisce, e il forte dell’aceto, del vino speziato, del pepe che dà carattere. Era il tempo dei banchetti fastosi e delle spezie preziose, portate a Firenze dai mercanti, e questa ricetta rappresentava un equilibrio di opulenza e raffinatezza.

Il cioccolato, invece, non apparteneva ancora a quel mondo: arrivò in Europa dopo la scoperta delle Americhe e solo dal Seicento iniziò a diffondersi anche in Italia. È quindi una aggiunta moderna, ma perfettamente in linea con lo spirito rinascimentale del dolceforte, fatto di contrasti e sorprese. Il tocco fondente del cacao si lega meravigliosamente ai sapori antichi, rendendo questa preparazione un ponte tra passato e presente: la memoria dei Medici da un lato, e la nostra voglia di osare dall’altro.

Capriolo in Dolceforte al Cioccolato

 

Musica consigliata

Melody Gardot, Who will comfort me

Adesso che conosci la storia e i segreti di questo piatto straordinario, è il momento di passare ai fornelli: prepara il tuo capriolo in dolceforte con cioccolato e lasciati trasportare dai profumi intensi e dai contrasti irresistibili di questa ricetta unica.

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